Rinaldo Monella, infaticabile ricercatore – assieme alla moglie Anna – di meraviglie celesti e di fatti terrestri, così scrive in una delle Storie pubblicate sul sito www.combattentibergamaschi.it:
La tattica ben collaudata dei sovrani asburgici, il cui impero comprendeva nazioni ed etnie molto diverse tra loro, era quella di mandare i soldati requisiti nei vari stati in luoghi lontani, abitati da popolazioni che parlavano altre lingue, professavano religioni differenti e con culture molto diversificate.
Pertanto i soldati della Croazia o della Boemia soggiogavano la popolazione di Milano come i soldati del Lombardo-Veneto lo facevano alle popolazioni slave, magiare o germaniche sottomesse all’Austria. L’antico motto latino “Divide et impera” si applicava perfettamente alla politica di casa d’Austria nell’800.
Come i Croati ed i Boemi, anche i Bergamaschi venivano strappati alle loro povere famiglie ed inviati lontano, spesso a combattere contro popoli sconosciuti che volevano liberarsi dal giogo austro-ungarico.
Trattati poco più che da schiavi, spesso ridotti a semplici numeri, dovevano prestare servizio per almeno otto anni (quando non erano di più); se si volevano sposare era necessaria la superiore autorizzazione del Regio Erario, che indagava sulle “sostanze” della futura sposa e giudicava la convenienza economica o meno per il soldato; se venivano feriti o si ammalavano, finivano in ospedali comunque sempre lontani e fuori dalla patria; se morivano, i
comandi militari si “dimenticavano” spesso di far avvisare le famiglie o lo facevano con grande ritardo; se però morivano con qualche “fiorino in tasca” venivano detratte le spese amministrative e legali, oltre ad una percentuale fissa per il mantenimento delle “case degli invalidi”, non sovvenzionate dal governo centrale ma di fatto mantenute dai soldati medesimi.
[…]
Come già nel periodo francese, era ammessa la facoltà di supplenza, vale a dire la possibilità di presentare alla chiamata alle armi un supplente che avrebbe effettuato il servizio militare al posto di un altro coscritto, il supplito. Quest’ultimo depositava una somma convenuta tra le parti nella cassa del Comune di residenza, somma che sarebbe poi stata riscossa dal supplente a fine servizio o, in caso di sua morte, dai legittimi eredi.
Questa introduzione è perfetta per inquadrare la vicenda del nostro Giovanni Battista Sirtoli, nato a Bergamo (contrada Fontana) il 28/03/1801 da Bortolo e Santa Lupini.
Rinaldo Monella ha ritrovato diversi documenti che lo riguardano presso l’Archivio di Stato di Bergamo, nei faldoni 1587 e 1598 del fondo Imperial Regia Delegazione Provinciale di Bergamo.
Giovanni venne arruolato nel 1832 quale supplente del coscritto Giovanni Antonio Sigismondi di Strozza a fronte di un deposito di 350 lire austriache ed assegnato al 23^ Reggimento Infanteria di Linea austro-italico del conte Ferdinando Ceccopieri, di stanza a Buda (la parte più vecchia dell’odierna città di Budapest, capitale dell’Ungheria).
Quindi Sirtoli era il povero e Sigismondi il benestante, che in questo modo evitava l’arruolamento.
A quanto pare Giovanni Battista era già stato congedato nel 1828 quando chiese ed ottenne di unirsi in matrimonio con Maria Domenica Candiani di Milano, autorizzazione che gli venne concessa nel 1830.
O perchè gli piaceva la vita militare o per motivazioni economiche (?!) due anni dopo si presentò come supplente per Sigismondi Gio Antonio di Strozza .
Il punto interrogativo trova spiegazione nell’attualizzazione della somma depositata dal supplito Sigismondi a favore del Sirtoli. Un calcolo di massima porta a credere che la somma corrisponda a circa 1200 euro attuali. Non certo quanto ci si aspetterebbe per rischiare la propria vita e patire fatiche e privazioni!
Purtroppo Giovanni Sirtoli trovò la morte a Buda nel settembre del 1836, a soli 35 anni.
Quale fu la causa della morte non è noto, ma i documenti descrivono ciò che avvenne dopo, vale a dire la trafila burocratica per far pervenire agli eredi (il padre Bortolo) la somma depositata dal Sigismondi, detratte di 59 Fiorini e 31 Carantani per le spese di Tribunale, quelle funerarie ed i contributi per la “casa degli invalidi”. Il governo austriaco non tirava fuori neanche un soldo: tutto era a carico del soldato!
Sempre grazie a Rinaldo Monella, ecco di seguito il ruolo matricolare di Giovanni recuperato all’Archivio di Vienna.
Sul ruolo si legge:
– nato a Bergamo nel 1801
– paternità Giovanni Battista
– maternità …Elisabetta
– primo arruolamento 24 marzo 1823 nel 23° Fanteria austro-italico, allora dell’inhaber (proprietario) feldmaresciallo Carl Joseph Franz Edler von Greth
– al secondo arruolamento del 31 luglio 1832 il reggimento era passato al conte Ferdinando Ceccopieri
– deceduto all’Ospedale di Ofen (oggi parte di Budapest) il 28 settembre 1836